Torino, 7 dicembre 2014. ... Qualche giorno prima mentre navigavo in internet... .
Dialogo nella mia mente: [Wow! Domenica torna l'iniziativa #DomenicalMuseo!? Evvai che si va a Torino! Speriamo solo che Marco ne abbia voglia...].
Dialogo nella mia mente: [Wow! Domenica torna l'iniziativa #DomenicalMuseo!? Evvai che si va a Torino! Speriamo solo che Marco ne abbia voglia...].
Pochi secondi dopo, con lo schermo del PC ancora acceso prendo in mano il cellulare e vado sui messaggi. [Ecco qui, messaggi, scrivi, nuovo messaggio, A: ...M, A, R... eccolo qui MARCO, digita il testo: "amore, hai da fare domenica?", ok, scritto, invia ... messaggio inviato]...
Era dai tempi dell'università che non visitavo il Palazzo Reale di Torino e la voglia era tanta. Da quella mia ultima visita in occasione della settimana della cultura che si teneva in aprile e che purtroppo da qualche anno ha chiuso i battenti, ogni volta che passavo da Piazza Castello mi ripetevo che ci sarei dovuta tornare con più calma e finalmente il giorno della calma è arrivato, circa sei anni dopo, ma è arrivato... come si suol dire: meglio tardi che mai!
E' il 1563 ed Emanuele Filiberto di Savoia, principe di Piemonte decide di spostare la sua residenza da Chambéry a Torino. Per alcuni anni visse a Palazzo Madama, ma col tempo riuscì ad appropriarsi di quell'elegante palazzo che si trovava a pochi passi di distanza e sul quale molto probabilmente aveva già messo sopra gli occhi da tempo: il Palazzo Vescovile. Sarà poi suo figlio, Carlo Emanuele I di Savoia ad commissionare una prima importante ristrutturazione dell'edificio e dello spazio esterno, affidando il progetto dei giardini ad un architetto di Parigi, stimato da Luigi XVI che già gli aveva affidato la creazione dei giardini della Reggia di Versailles; sto parlando di Andrè le Notre.
E' così che inizia la storia di una delle più belle Residenze Sabaude di sempre, diventata nel 1997 bene protetto dall'UNESCO.
UN PICCOLO RITUALE
Adesso vi racconto un piccolo rituale che compio ogni volta che passo in Piazza Castello.
Che Torino è una città magica è cosa risaputa: si dice che qui si incontrino la magia bianca e la magia nera e Piazza Castello è uno dei luoghi "positivi" della città, ed è qui si trova l'anello di ferro che si vede nella foto, che in realtà fa parte di una recinzione, la recinzione che divide l'ingresso di Palazzo Reale dal resto della piazza e che io tocco ogni volta che mi ritrovo a passare di qui.
Sembra infatti che che proprio in questo punto ci sia una concentrazione delle forme benefiche della città e che questo bastone le prelevi dal sottosuolo per diffonderle nell'aria, quindi toccare questo cerchio di ferro ormai consumato dalle mani di milioni di persone infonderebbe forza nella persona stessa. Se questa "leggenda" sia vero o meno non lo so, la cosa che posso dire è che se non porta nulla di buono di certo male non fa...
E ADESSO VIA COL NOSTRO FOTO-GIRO.
Il Porticato d'Accesso. Qui si fanno i biglietti (12,00 euro intero e comprende l'ingresso al Palazzo Reale, all'Armeria Reale, alla Galleria Sabauda e al Museo Archeologico), da qui si entra nel palazzo e nei giardini e da qui c'è uno degli accessi che portano in Piazza San Giovanni dove si trovano il Duomo (che custodisce la Sacra Sindone) e l'ingresso della Manica Nuova di Palazzo Reale che ospita la Galleria Sabauda e il Museo Archeologico.
L'accesso nel palazzo si ha tramite lo Scalone d'Onore. Quello sul quale camminiamo oggi è così dal 1862 per volere di Vittorio Emanuele II; dell'ingresso precedente resta il monumento equestre a Vittorio Amedeo I del quale vediamo spuntare la testa del cavallo sulla sinistra della foto. In realtà questa statua venne commissionata circa 200 anni prima da Carlo Emanuele I (che ho citato sopra per la sua grande ristrutturazione) per onorare il padre Emanuele Filiberto, ma la morte prematura dello sculture Andrea Rivalta fece sì che la statua rimase incompiuta. Finita per qualche secolo nel dimenticatoio, venne terminata in occasione di questi ultimi lavori e modificata con l'aggiunta dello stemma di Vittorio Amedeo I (che sarebbe nipote di Emanuele Filiberto I al quale doveva essere dedicata la statua inizialmente e quadrisavolo di Vittorio Emanuele II che la rispolverò dal dimenticatoio).
Lo scalone è molto bello nonostante i forti danni subiti dall'acqua usata per spegnere un incendio nel 1997 quando un cortocircuito bruciò la Cappella della Sindone che si trova proprio oltre questo muro.
Per celebrare la sua ascesa al trono d'Italia, Vittorio Emanuele II fece mettere nello Scalone d'Onore le statue rappresentanti i più importanti membri della dinastia dei Savoia. Questo è Emanuele Filiberto, colui che fece di questo luogo la residenza ufficiale di famiglia oltre che il mancato protagonista della statua equestre citata prima.
Sulla cima della scalinata si apre il Salone delle Guardie Svizzere, così chiamato perché qui si appostavano i militari che vigilavano sul castello. Inizialmente era chiamata Sala delle Glorie Sassoni per un dipinto che raffigurava i Principi di Sassonia discendenti del condottiero Vitichindo che, secondo i Savoia stessi aveva originato anche la loro dinastia.
L'ultima ristrutturazione è del 1834 per ordine di Carlo Alberto di Savoia, padre di Vittorio Emanuele II e alla quale risale lo stucco lucido sulle pareti che voleva imitare il marmo verde di Susa usato per il tavolo che si vede nella foto sopra. Quelli che sembrano tre vasi in realtà sono tre bocche che servivano per riscaldare gli ambienti. Dello stesso periodo sono anche i candelieri che in quegli anni erano alimentati a gas.
Un lampadario esposto nella Sala dei Corazzieri, ex Sala delle Dignità per una decorazione sul soffitto andata persa.
Una imponente porta che collega la Sala degli Staffieri alla Sala da Ballo.
La Sala del Trono. Qui inizialmente c'era il trono della Regina, ma dal 1831 divenne il trono del Re. Il primo a sedersi qui fu Carlo Alberto di Savoia che prese il cancelletto che ancora oggi circonda l'imponente sedia, dalla stanza da letto della Duchessa D'Aosta.
Quando fu creata, questa sala era detta Sala degli Enigmi perché venne allestita in occasione del matrimonio tra Carlo Emanuele II e Francesca d'Orleans Valois con l'incisione sulla parte alta della parete del motto della casata (FERT) e con le iniziali dei due sposi.
Carlo Alberto la trasformò nella Sala di Udienza del Re. Il vaso ritratto nella foto fu un dono dello Zar di Russia a Vittorio Emanuele II.
Questa è una cappella privata che si affaccia sulla Sala di Udienza del Re voluta da Carlo Alberto.
L'Armeria Reale si trova nelle stanze che collegano il Palazzo Reale e l'attuale Prefettura. Dal 2012, quando venne istituito il Polo Reale di Torino, il biglietto d'ingresso comprende anche la visita al Palazzo Reale al quale è direttamente collegato.
L'armeria Si trova nella Galleria Beaumont che prende il nome del pittore di corte che impiegò ben cinque anni per dipingere la storia di Enea sul soffitto.
Questa è una delle armerie più ricche e antiche del mondo. Fu sempre Carlo Albero di Savoia, all'epoca Re di Sardegna, a volere istituire questo museo insieme alla Galleria Sabauda nel 1837. Tra le molte armi esposte c'è una preziosa spada appartenuta a San Maurizio, una appartenuta a Napoleone Bonaparte e numerose altre reliquie, tra le quali anche molte monete antiche.
I cavalli ai lati della galleria sono in legno e ricoperti di vera pelle equina e tra questi c'è anche la riproduzione di Favorito, il cavallo personale di Carlo Alberto che curò anche durante l'esilio in Portogallo. Favorito morirà 18 anni dopo il suo proprietario e la sua pelle venne usata per ricoprire la riproduzione che oggi è esposta qui.
La Mole Antonelliana vista da una delle finestre del Palazzo.
La Galleria del Daniel mi ha ricordato molto la Galleria degli Specchi nella Reggia di Versailles. Questa prende il nome del pittore di corte che ne disegnò la volta: Daniel Seyter. Venne realizzata per volere del duca Vittorio Amedeo nel 1648.
La Sala dell'Alcova è una di quelle che ha subito più trasformazioni nel corso della storia. Inizialmente fu la camera da letto di Carlo Emanuele II (bisnipote di Vittorio Emanuele I, colui che portò qui la residenza reale) e della moglie Francesca D'Orleans che vissero qui nel corso del 1600. Il nipote di costui, Carlo Emanuele III trasformò questa stanza in una piccola sala da ballo. Vittorio Emanuele I invece la utilizzò come sala di ricevimento, mentre la moglie di Carlo Alberto, Maria Teresa d'Asburgo-Lorena ci mise in esposizione i suoi vasi orientali.
La bellissima Sala da Ballo fu voluta da Carlo Alberto in sostituzione di quelle stanze conosciute come Sala delle Principesse e Sala della Concordia. Il soffitto è fatto di rosoni di carta pesta dorata e il perimetro della camera è decorato con venti colonne di marmo bianco, mentre i lampadari sono di cristallo di Boemia.
Io sono amante soprattutto della storia; l'arte e l'archeologia mi affascinano molto, ma purtroppo me ne capisco poco, quindi non sono riuscita ad apprezzare a pieno la Galleria Sabauda e il Museo Archeologico (che sono compresi nel biglietto d'ingresso).
La Galleria Sabauda è una delle principali pinacoteche di tutta Italia. Qui sono esposte tutte le opere d'arte dipinta di proprietà della famiglia Savoia. Tre piani di capolavori eseguiti dai più importante nomi che la pittura europea ha sfornato dalla fine del 1500 in avanti.
La zona archeologica risale invece alla metà del 1500, quando il duca Emanuele Filiberto di Savoia (sempre colui che spostò qui la residenza) iniziò una collezione di reperti archeologici continuata poi dal figlio Carlo Emanuele I. Dal 1940 il museo si trova in questa zona che negli anni i quali il palazzo era abitato, ospitava le serre. E' un museo enorme, dalle mille facce e consiglio di farci un giro anche se non siete appassionati di archeologia... tanto è compreso nel biglietto.
siti utili: sito del Polo Reale di Torino; sito dell'iniziativa.
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