sabato 28 febbraio 2015

Visitare in MUSEO del LOUVRE in una mattinata

 "Le tue labbra dovrebbero stare al Louvre"
Dal film "Harry a Pezzi" (1997)

Parigi, 07 luglio 2013. Cosa può aggiungere una semplice comune mortale sul Museo del Louvre? Ve lo dico io, niente di niente! E allora perché scrivi questo post, vi starete giustamente chiedendo? Perché mi è piaciuto così tanto girare per le sale del Louvre che ho voglia di parlare e di rivivere quella giornata, intanto cercherò di darvi qualche indicazione se avete in programma di andarci per la prima volta e non sapete da che parte incominciare....
La SOLITA PREMESSA

Prima di mettere piede dentro i meravigliosi saloni del Museo del Louvre è bene che sappiate che questo è il museo più visitato al mondo e si trova all'interno del Palazzo del Louvre che con i suoi 135.000 metri quadrati di superficie è il secondo edificio più grande d'Europa dopo il Palazzo Apostolico (la residenza del Papa). 

Dunque, per visitare bene tutto il Louvre ci vorranno almeno due, se non tre giorni, però diciamoci la verità: molti di noi (me compresa) vanno al Louvre più che altro per poter dire "Io ci sono stato", per poter vedere quel quadro che sentite nominare da una vita, quel volto che nel corso degli anni è diventato più familiare di quello del vostro vicino di casa e per unirvi al coro di quei tanti visitatori che avete incontrato nel corso degli anni e che vi hanno "mah... poi 'sta Gioconda non è niente di speciale...sarà un quadretto al massimo grande così..." e in questo caso una mezza giornata e più che sufficiente... E adesso vi racconto la mia mattinata dentro al Museo del Louvre e vi assicuro che visitare questo posto è un'esperienza meravigliosa anche se come me, di arte ne capite tanto quanto Mike Tyson ne può capire di ricamo all'uncinetto.

Quindi se avete deciso di prendere spunto da me per la vostra visita comincio dicendovi che secondo me la mattinata è il momento migliore per visitare questo museo, prima di tutto perché trovarsi davanti alla biglietteria per l'orario di apertura dei cancelli è un modo per fare meno coda, poi a inizio giornata si è meno stanchi e quindi più pronti ad affrontare la miriade di gente armata di macchina fotografica e pronta a tutto pur di scattare quella foto lì...

Le foto qui sopra sono vogliono documentare la coda per entrare al Museo del Louvre e sono state scattate alle 9.43 della prima domenica del mese di luglio 2013. Specifico che si tratta della prima domenica del mese perché in quella giornata si può visitare il museo gratuitamente, pagando solo l'audioguida se v'interessa (che consiste in un Nintendo DS).

Scendendo alla fermata Palais-Royal/Musée du Louvre della metropolitana vi troverete direttamente nell'androne ritratto nella foto sopra, dove si possono ammirare le fondamenta del vecchio palazzo costruito intorno al 1200 per volere del re Filippo II di Francia. L'edificio molto probabilmente era conosciuto come leovar o leower che in lingua franca significa "palazzo fortificato"; la fila prosegue all'interno di un centro commerciale (dove c'è anche uno Starbucks) fino a raggiungere una grossa anticamera che ospita la famosa piramide rovesciata.


"Sotto l'antica roseline il Santo Graal asptta, che adorna d'opere di artisti incantati. Calice e Lama sorvegliano l'Eletta. Riposa infine sotto cieli stellati"

(Dan Brown, 2003, Il Codice Da Vinci)
 
Per chi ha letto Il Codice da Vinci questo gigantesco triangolo tridimensionale evocherà molti ricordi, infatti secondo il famoso romanzo di Dan Brown sarebbe questa struttura a nascondere il Santo Graal, anche se forse il mistero racchiuso dalla piramide di vetro si ferma alla sua semplice utilità: ossia il portare luce nel piano interrato del Louvre...

 Sono le 10.00 spaccate e stiamo per varcare i primi tornelli che ci introdurranno nell'androne principale del museo.

 Sono le 10.07 e ci troviamo nell'atrio del Museo del Louvre, più precisamente sotto la famosa piramide esterna voluta dall'allora presidente Francois Mitterand e che dal 1989 è argomento di discussione tra chi la apprezza e chi la odia; è da qui che partono le varie ale che ospitano le diverse collezioni.

Ho segnato gli orari per farvi rendere conto della scorrevolezza della coda, ma tenete sempre presente che noi non abbiamo dovuto metter mano al portafoglio quindi il tutto è stato più rapido che in una giornata normale dove ogni visitatore deve perdere circa sei o sette minuti per pagare il biglietto.

Come prima cosa abbiamo deciso di vedere il famoso Codice di Hammurabi, che sicuramente avrete visto nei vostri libri di storia delle elementari...Per raggiungerlo abbiamo attraversato diverse sale. Questa nel collage qui sopra è la Cour Marly, che ci ha lasciati senza fiato per la luce, lo spazio, i colori...


Rggiungiamo così la Cour Khorsabad che si trova nell'Ala Richelieu e che ospita le antichità orientali, tra le quali il Codice di Hammurabi. Scoperto nel 1902 si tratta di una delle più antiche raccolte di leggi (ben 282) scolpito su una tavola di basalto (roccia vulcanica) alta circa 225 cm.

Sempre nella Cour Khorsabad si possono ammirare sculture mesopotamiche davvero imponenti recuperate nella cittadina che da il nome alla sala.

 Per raggiungere la nostra prossima tappa, ossia La Sfinge, passiamo per i sotterranei del vecchio Louvre, dove tra le mura costruite prima del 1200 si incontrano tracce del nostro millennio come per esempio questa parete dove nel buio del sottosuolo spicca la luce di un concetto molto importante che recita: amare le differenze.

 Così dopo una serie di corridoi che odorano di cultura, ecco che sulla cima di una scalinata si scorge la Sfinge di Tanis, dove un corpo di leone è coronato da una testa umana che molto probabilmente rappresenta il Faraone.
Nella cultura egizia questa figura veniva scolpita al fianco delle Piramidi per augurare una serena vita nell'aldilà.

Nella sala che ospita le antichità greche quasi tutte le attenzioni sono per lei: la Venere di Milo. Si tratta di una statua alta 202 cm, che molto probabilmente fu scolpita intorno al 130 a. C.. Il suo nome è ispirato al luogo del suo ritrovamento, ossia l'isola di Milos in Grecia dove un contadino la scoprì nel 1820. Quasi subito la Venere di Milo venne sequestrata da alcuni soldati turchi e notata da un ufficiale della marina francese che riuscì ad acquistarla per donarla al Re Luigi XVIII che da poco aveva dovuto restituire all'Italia la Venere Medici presa da Napoleone Bonaparte. Per questo dal 1821 questa scultura è collocata al Louvre.

Nel film della Disney Hercules si attribuisce (in modo scherzoso ovviamente) a Hercules la perdita delle braccia delle Venere di Milo, mentre più serio è l'omaggio che Bernardo Bertolucci fa a questa statua in The Dreamers quando Isabelle (interpretata da Eva Green) indossa dei guanti neri che grazie a un'illusione ottica la fanno apparire senza braccia.

Per trovare la Gioconda basta seguire il flusso di gente che si muove per i corridoi del museo. Il famoso quadro di Leonardo ormai è vicino, prima però, al centro dello scalone più frequentato del Louvre è posizionata la Nike (letteralmente dea della vittoria) di Samotracia.
Questa scultura è quasi contemporanea della Venere di Milo e venne ritrovata sull'isola di Samotracia nel Mar Egeo nel 1863. Delle parti mancanti solo una mano venne recuperata nel 1950. E' alta 245 cm ed ha ispirato la ben più alta Statua della Madre Russa, considerata una delle sette meraviglie di Russia.

Ed ecco che ritorna il Codice da Vinci... chi di voi ha letto il libro, o visto il film riconoscerà questo dipinto: La Vergine delle Rocce che Leonardo da Vinci dipinse tra il 1483 e il 1486. Una seconda versione di questa opera è conservata alla National Gallery di Londra.
Il corridoio del Louvre che ospita questo quadro insieme a tutte le altre opere d'arte dei nostri concittadini, è quasi impossibile da descrivere; sembra infinito ed è costellato su entrambi i lati da capolavori della pittura italiana. Da qui una porta conduce alla famosissima Salle des Etas (Sala degli Stati)... ma come non l'avete mai sentita nominare??? Impossibile...

...la Sala degli Stati è una sala molto grande, piena di gente intenta ad osservare un quadro fissato su un pannello che si trova al centro della stanza, protetto da un vetro e delimitato da un cordone rosso amaranto. Dipinta su quel quadro c'è un volto, il suo...
...Chiamatela come volete, Gioconda o Monna Lisa, il soggetto non cambia. Tutti ne abbiamo sentito parlare e il suo nome almeno una volta nella vita è stato pronunciato dalle nostre labbra; c'è chi la ama, c'è chi la odia, c'è chi crede nasconda un mistero che potrebbe cambiare le sorti dell'Universo e chi non riesce a comprendere il chiasso che si fa intorno a questo dipinto uscito dal genio di Leonardo all'inizio del 1500.
Dovrebbe ormai essere certo il fatto che la persona ritratta sia la Monna (signora) Lisa Gheradini moglie di Francesco del Giocondo e che sia arrivata in Francia per mano del suo stesso autore, anche se i dibattiti sono tutt'ora in corso.
Potrei scrivere per ore, raccontare fatti noti e stra noti, magari riuscirei a trovare qualche curiosità passata inosservata, ma credo che per opere così note poco ci sia da aggiungere alla loro fama, quindi concludo dicendo che sarà un quadro di piccole dimensioni, sarà un semplice ritratto, sarà tutto quel che sarà ma trovarmela davanti mi ha suscita una certa emozione...

 Sulla parete opposta a quella sulla quale si trova la Gioconda spicca in tutta la sua grandezza un'altra opera che senz'altro vi sarà capitato di vedere, ossia Le Nozze di Cana dipinta da Paolo Caliari meglio conosciuto come il Veronese nel 1563 e successivamente trafugata dall'isola di San Giorgio Maggiore (Laguna di Venezia) per mano di Napoleone Bonaparte che la prese come risarcimento per le spese sostenute per la guerra.

Lo Schiavo Morente alto 229 cm è stato scolpito da Michelangelo Buonarroti nel 1513.

Di Antonio Canova e decisamente più recente (fine 1700) è Amore e Psiche.

 Sono le 11.50 e decidiamo di lasciare il Museo del Louvre per fare un giro nei Giardini delle Tuilleries (che si estendono per 25 ettari) per ammirare l'Arco di Trionfo del Carosello che funge quasi da divisore tra questi e i giardini del Louvre.
L'arco fu costruito per volere di Napoleone Bonaparte tra il 1807 e 1809 ed è in marmo rosa.
 
I cavalli che si trovano in cima alla costruzione non sono quelli originali, infatti in precedenza quel posto era occupato da una copia di questa quadriga presa direttamente da Piazza San Marco durante la Campagna d'Italia del 1798. Dopo la disfatta di Napoleone i cavalli tornarono a Venezia.

Posizionadovi sotto l'Arco del Carosello, davanti ai vostri occhi si aprirà la cosìdetta Voie Triomphale (via trionfale) dove la vostra vista oltrepasserà l'obelisco di Luxor in  Place de la Concorde, attreverserà tutti gli Champs-Elyseès per arrivare fino all'Arco di Trionfo, che si trova a circa 3,5 km più in su...




giovedì 26 febbraio 2015

Tag: #guardacomeviaggio

Foto durante il volo dalla California alla Florida.

Ed ecco che anche io ho deciso di partecipare all'iniziativa proposta da La Folle con l'hashtag #guardacomeviaggio e raccontare dove amo dormire, mangiare, cosa mi piace fare e quei piccoli gesti abitudinari che col tempo diventano dei veri e propri rituali dei quali non si può fare a meno...

Dai su, bando alle ciance e iniziamo!
DORMIRE

Diciamo che io prediligo il classico hotel... sarò estremamente impopolare, ma quando si tratta degli argomenti letto e bagno mi piace avere la mia intimità, quindi evito gli ostelli e tutte quelle strutture che hanno "un bagno per piano" o cose simili.

La seconda cosa che guardo è la zona. Cerco sempre una sistemazione centrale, perché di solito noi giriamo tutto il giorno e arriviamo sempre alla sera cotti come due mele al forno, quindi le che volte rientriamo in albergo prima di cena per farci una doccia e uscire a mangiare, preferiamo essere comodi e avere tante proposte nei dintorni per rilassarci... eh... ormai anche noi siamo vecchi e non abbiamo più i ritmi di una volta!

Tutto il resto non m'interessa: dimensione di stanza e bagno, tv, aria condizionata, frigo... sono cose che guardo con la coda dell'occhio... la connessione invece Wi-Fi inizio a notarla da agosto (dal nostro viaggio di nozze quando telefonavamo in Italia con Skype) comunque seppur mi venga un sorriso a 32 denti quando vedo che c'è, non sono ancora nella fase "se non c'è è una tragedia".

Le stelle le guardo relativamente, soprattutto se le recensioni sono positive, anche se l'unica volta che siamo stati in un hotel a una stella (eravamo a Pinzolo durante il ritiro dell'Inter)... beh... dico solo che in quell'occasione ho veramente capito perchè certe strutture ne hanno una, altre due e altre tre...!

La colazione se è compresa nel prezzo la facciamo sempre in albergo (siamo liguri... buon sangue non mente), quando invece te la propongono come optional può essere a buffet, internazionale o continentale, ma preferisco farmela da Starbucks (quando c'è) oppure nel tipico bar (o altro...dipende dal posto) in zona...

MANGIARE

In genere, quando siamo in viaggio a pranzo mangiamo sempre un panino, oppure andiamo in un classico fast food per non perdere troppo tempo e per lasciare abbastanza spazio per le tipiche merende del posto, mentre a cena diamo libero sfogo alle nostre voglie più nascoste.

Mi piace molto provare piatti tipici e non sono mai stata schizzinosa in quel senso, anzi adoro provare nuovi gusti e sapori, amo la cucina asiatica e anche quella che è considerata cucina spazzatura, solo che da quando è venuta a galla la mia anima vegetariana, provare certe cose è diventato complicato, anche se a San Francisco una cucchiaiata alla zuppa di granchio di mio marito l'ho data...
Al di là dei sapori tipici o meno, nei miei quattro anni di astinenza dalla carne e da pesce, non ha mai trovato grandi difficoltà a mangiare in nessun posto del mondo, un po' perché mi adatto e spesso mi butto sui contorni, un po' perché ormai ovunque c'è anche una parte del menù interamente dedicata a noi "diversamente carnivori". Ecco l'unica volta che mi sono trovata in difficoltà ero Universal Studios di Los Angeles, dove non esisteva nemmeno un panino che sia uno, senza carne o pesce dentro... in quel caso ho preso quello con la cotoletta di tacchino, maionese, pomodoro e insalata, ho tolto la cotoletta e mangiato il resto... a mali estremi, estremi rimedi...

MUOVERSI

Se posso evito il treno, perché non mi piace... non voglio sputare nel piatto dove ho mangiato tantissime volte durante gli anni dell'Università, però nella mia personle lista dei mezzi di trasporto preferiti, il treno è all'ultimo posto...

Di solito mi piace raggiungere il luogo in macchina, perché adoro viaggiare in auto e vedere il panorama che si trasforma, ascoltando la mia musica preferita, e cantando a squarciagola, poi una volta raggiunto il luogo se posso mi sposto a piedi o con i mezzi pubblici e qui mi ricollego al discorso sia del cibo che della zona dell'hotel... sia a me che a mio marito ci piace molto assaggiare la birra, i vini, gli aperitivi tipici, quindi guidare dopo aver bevuto non va bene oltre che ad essere illegale... ecco anche perchè mi piacciono sistemazioni centrali e perchè preferisco una volta arrivati preferisco i mezzi pubblici all'affitto di mezzi sul posto.

Mi piace molto anche la nave, quando sono andata a Londra nel lontano 1996, arrivare dal mare e vedere sempre più vicine le bianche scogliere di Dover è un'immagine che ho nitida nella testa, anche se sono passati quasi vent'anni e se io all'epoca ne avessi solo 12... mi sentivo un po' come Kevin Costner e Morgna Freeman in Robin Hood - Principe dei Ladri.

L'aereo mi piace molto, mi piace il vuoto che senti allo stomaco durante il decollo, inoltre è pratico e veloce...

Ricapitolando: in linea di massima uso o la mia cara vecchia macchinina, ma quando il tempo stringe e il viaggio è lungo scelgo l'aereo.

ATTRAZIONI

Io voglio vedere tutto!!! 
In genere quando decido di partire faccio una lista delle cose che non posso assolutamente perdere e poi, tutto quello che è sulla strada bene venga. Per quel che riguarda: musei, chiese, parchi cittadini e torri se a pagamento faccio solo quello che mi interessa, se invece è gratis vado dappertutto se poi non mi piace esco più in fretta. I parchi divertimento invece sono la mia ossessione... e lo so che a trent'anni suonati può diventare una vera e propria patologia da curare però non ci posso far niente: davanti a una montagna russa non riesco a dir di no!

ABITUDINI



 In uno dei primi viaggi in Belgio (indicativamente metà anni '90) mi sono comprata uno zainetto della Kipling grigio (foto qui sopra) che da allora mi ha accompagnato in tutti i miei viaggi, nelle mie gite fuori porta ed è venuto con me a vedere tutti i gran premi, i vari Saloni di Milano, Motor Show e via dicendo. Devo dire che ultimamente lo alterno a grandi borse capienti più "fashion", però in valigia o magari piegato nella gigantesca borsa c'è sempre... non si sa mai...

Per quel che riguarda i souvenirs a quando stiamo insieme e da quando insieme abbiamo scoperto che ci piace girare, ci compriamo una calamita che attacchiamo alla cappa della cucina (eccone un angolo nella foto qui sopra), inoltre teniamo in una vecchia scatola di latta che era di mia nonna tutti i biglietti e depliant di quello che abbiamo fatto...

E poi... ah sì... io difficilmente rinuncio al caffè e lo prendo amaro, quindi quando mi danno la tazza con bustina me la infilo nella borsa e la porto a casa...

E voi?

martedì 24 febbraio 2015

Lungo gli CHAMPS - ELYSEES: da PLACE de la CONCORDE all'ARCO di TRIONFO

"...Et de l'Etoile à la Concorde un orchestre à mille cordes
  tous les oiseax du point du jour chantent l'amouraux Champs-Elysées, aux Champs-Elysées
au solei, sous la pluie à midi ou à minuit
 il y a tout ce que vuos voulez 
aux Champs-Elysées..."

"...E da l'Etoile a la Concorde un'orchestra a mille corde
tutti gli uccelli dall'alba cantano l'amore
sugli Champs-Elysées, sugli Champs-Elysées
al sole, sotto la pioggia a mezzogiorno o a mezzanotte
c'è tutto quello che volete
sugli Champs-Elysées..."

Joe Dassin "Les Champs-Elysées" (1969)

Parigi, 09 luglio 2013. Mi piace camminare, soprattutto se sono in una città che non sono solita a visitare, dove ogni piccolo particolare attira la mia attenzione. Ogni volta che vengo a Parigi, se riesco, mi piace percorrere tutti gli Champs-Elysées, da Place de la Concorde fino all'Arco di di Trionfo perché passi da un piazza ricca di storia, a un viale alberato con panchine e chioschi e poi senza nemmeno accorgetene ecco che ti ritrovi circondata da grandi firme e marchi, ristoranti di lusso e macchine dai vetri scuri, per poi finire al centro di una gigantesca rotornda, dove la vista si perde sfuocata eccola, è lei ed è davanti ai miei occhi: la Voie Triomphale.


Il palazzo sullo sfondo è Palace Crillon, mentre le due colonne sono colonne rostrali o rostrate (colonne commemorative di vittorie navali) installate in onore del Ministero della Marina che ha sede in Place de la Concorde.
 Arriviamo in Place de la Concorde che l'arancione rosato del tramonto inizia a colorare i ricchi edifici che la circondano. Siamo nella seconda piazza più grande di Francia, dopo Place des Quinconces a Bordeaux, anche se, forse a causa della sua forma ovale proprio non si direbbe. E' qui che Maria Antonietta d'Asburgo Lorena disse le parole passate alla storia:

  "Pardon, Monsieur. Non l'ho fatto apposta."

dopo aver accidentalmente pestato il piede al boia che le avrebbe tagliato la testa, mentre raggiungeva la ghigliottina, perchè è su questo stesso terreno che sono cadute le teste dei condannati a morte durante la rivoluzione, non a caso all'epoca Piazza Luigi XV divenne Piazza della Rivoluzione. Oltre a Maria Antonietta, vennero giustiziati qui anche il marito Luigi XVI, Madame di Barry (l'ultima favorita -amante- di Luigi XV), la sorella del re Madame Elizabeth, Maximilien de Robespierre e Georges Jacques Danton.

 Il centro della piazza (che è diventata Place de la Concorde nel 1830), è occupato da un obelisco che vanta circa 3300 anni di vita; fu infatti Ramses II a commissionare due colonne alte circa 23 metri per un peso che viaggia intorno alle 250 tonnellate per ornare l'ingresso del suo Tempio di Luxor (l'antica Tebe) in Egitto e ricordare le sue imprese.

 Nel 1829 Muhammad Ali Pasha decise di donare i due obelischi alla Francia; il primo arrivò a Parigi il 21 dicembre 1833 e poco meno di tre anni dopo si guadagnò la posizione che occupa ancora oggi davanti a una folla di 200.000 spettatori. Il suo gemello invece non lasciò mai la città natale e solo negli anni '90 il presidente Mitterand rinunciò definitivamente a questo "dono" fatto alla sua patria oltre un secolo prima.

La sommità dorata è stata aggiunta nel 1998 dopo che vari studiosi sostennero che tutti gli obelischi egizi hanno la punta rivestita da fogli d'oro; a tal proposito si pensa che la cuspide originale sia stata rubata.

Nel 1993 in occasione della giornata mondiale contro l'AIDS l'Obelisco di Luxor venne rivestito con un preservativo di 30 metri; sette anni dopo l'arrampicatore urbano Alain Robert scalò questa colonna senza imbragatura di sicurezza e senza preavviso.

 Tutti gli appasionati di automobilismo riconosceranno questa porta: è l'ingresso dell'Hotel Crillon, sede della FIA (Federazione Internazionale dell'Autombile) della quale è presidente Jean Todt dal 2009.

Nello stesso complesso di edifici, ma sul lato che da su Rue Royal si trova il famosissimo ristorante Maxim's, aperto il 7 aprile del 1893 e oggi di proprietà di Pierre Cardin.

L'Hotel des Invelides visto dagli Champs-Elysées.
Champs-Elysées tradotto in italiano diventa Campi Elisi, ossia quel luogo fantastico dove secondo la mitologia greca dimoravano le anime amate dagli dei dopo la morte.

Questo viale nasce nel 1724 come estensione di un percorso che dal Louvre portava alla Tuileries ed era segnato da alberi voluti da Maria de' Medici nel 1616.
La notorietà arrivò verso la fine del 1700 quando Maria Antonietta era solita passeggiare lungo questa strada. Dal 1828 è di proprietà del Comune di Parigi che vi ha inserito fontane, marciapiedi (che sono così larghi dal 1993) e ovviamente tutti i negozi che possiamo ammirare oggi.

 Oltre allo shopping, alla storia, all'attualità (perchè è lungo questa via che si trova il Palazzo dell'Eliseo, residenza del Presidente della Repubblica francese), si possono anche trovare ottimi ristoranti, infatti oltre a quelli dove una pizza margherita costa 20,00 euro (che poi magari non è nemmeno buona perchè qui siamo in Francia, non in Italia) e oltre ai vari Mc Donald e Quick, c'è un ristorantino che si chiama Léon de Bruxelles (foto qui sopra) e che da qualche anno è diventato tappa fissa nei miei viaggi a Parigi. La specialità della casa sono mules et frites a volontè (cozze e patatine fritte a volontà), ma anche le altre proposte del menù non sono male, anzi... inoltre ha anche dei buoni piatti per noi vegetariani il che non guasta per una che ha scelto di non mangiare più nè carne e nè pesce... e poi che dire della birra!? ... veramente squisita!

Ma andiamo avanti... la cena può ancora aspettare e noi vogliamo percorrere tutti gli Champs-Elysées, fino alla fine! Anche se ormai manca poco...

Questa foto l'abbiamo scattata pochi metri prima di arrivare al sottopassaggio che porta sotto all'Arco di Trionfo. Era l'11 luglio e già si potevano vedere le transenne posizionate per la famosa parata del 14 luglio che si svolge sotto lo sguardo del Presidente della Repubblica. Gli Champs-Elysées sono anche l'arrivo del Tour de France dal 1975 e di solito, anche questo evento sportivo si celebra nel mese di luglio.

 "Lo splendore è nulla senza la durata"
(Napoleone Bonaparte)

Napoleone Bonaparte fece costruire l'Arco di Trionfo per celebrare le sue vittorie. Solo passati circa 200 anni da allora e quel monumento risplende ancora nel cuore di Parigi, è una tappa obbligata per i turisti di che visitano questa città e questa sua frase che avevo letto chissà quando e chissà perchè, mi è tornata in mente mentre ero qui davanti...  l'Arco di Trionfo splende anche dopo molti anni e chissà per quanto tempo splenderà ancora...

L'Arco di Trionfo visto dalla Tour Eiffel.
L'Arco di Trionfo si trova in Place Charles de Gaulle, ex Place de l'Etoile che tradotto significa piazza delle stelle perché da essa partono ben 12 vie ed effettivamente se la si guarda dall'alto, aggiungendo un pizzico di fantasia può assomigliare ad una stella... a me ricorda di più un sole... vabbè stavamo dicendo!?

Come già detto fu Napoleone a volere un monumento per celebrare le sue numerose vittorie, così nel 1806 ordinò questo arco enorme che venne ultimato solo trent'anni dopo. 

Alto 50 metri, largo 45 e profondo 22 restò l'arco più grande del mondo fino al 1982 quando in Corea del Nord venne costruito un monumento simile dieci metri più alto per celebrare i settanta anni di Kim II Sung.

Sulle pareti esterne dell'arco c'è un elenco di nomi di paesi o città conquistate (tra le quali c'è il mio paese!!!) da Napoleone mentre sulle pareti interne sono riportati i nomi di 558 generali francesi; quelli sottolineati appartengono a coloro che hanno perso la vita in battaglia.

 Alla base esterna delle quattro colonne ci sono delle statue allegoriche, questa è La Partenza dei Volontari del '92, meglio nota come La Marseillese.
Una leggenda narra che nel 1916 la spada (che rappresenta la Repubblica) si ruppe, ma l'accaduto venne subito nascosto per evitare ogni interpretazione di cattivo auspicio dato che il giorno dopo le truppe francesi sarebbero partite per la Battaglia di Verdun; questa è ricordata come una delle lotte più sanguinose della storia di Francia e quella con la maggior densità di vittime per metro quadrato.

Dal 1920 alla sotto all'Arco di Trionfo c'è la tomba del Milite Ignoto in ricordo di tutti i caduti della Prima guerra mondiale rimasti senza nome, ai quali si sono poi aggiunti quelli della Seconda guerra mondiale.
La fiamma è accesa dal 1923 e ogni sera alle 18.30 i membri dell'Associazione dei Combattenti e delle Vittime di Guerra vengono a ravvivarla; anche il 14 giugno 1940, quando i tedeschi invasero Parigi, gli ufficiali autorizzarono questa cerimonia.

Si può salire sulla terrazza dell'Arco di Trionfo per 9,50 euro.



domenica 22 febbraio 2015

A piedi per GENOVA

"...Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetta la indica signora del mare..."

(descrizione che Francesco Petrarca fa di Genova nel 1358)

Genova, 01 febbraio 2015. Il modo migliore per scoprire una città secondo me è visitarla a piedi. Per sentirne gli odori, i rumori che la caratterizzano, sentire che effetto fa calpestarne la terra, i marciapiedi, l'asfalto...

Ecco un mio veloce itinerario per scoprire Genova a piedi...

Il Porto antico è una di delle cose imperdibili di Genova. Innanzi tutto perché è da qui che partono le storie di marinai e mercanti ambientate in questa città o quelle raccontate da De Andrè nelle sue canzoni, qui ci sono tantissime cose da fare e da vedere (l'Acquario, il Galeone Neptune, Palazzo San Giorgio, il Galata Museo del Mare, la nuova catena di alimenti di prima qualità Eataly...), da qui si possono vedere anche simboli lontani (sto parlando della Lanterna) e inoltre si trova in una posizione comoda per raggiungere alcune delle altre mete principali della città...

Quindi arriviamo, parcheggiamo nei pressi del porto (ho parlato in un post delle molte cose da vedere) e lo attraversiamo velocemente perché gli dedicheremo il tempo che merita prima di tornare a casa, proseguiamo lungo Via Gramsci verso il Galeone Neptune (tanto per intenderci) e una volta superato questo vecchio vascello, attraversiamo la strada e proseguiamo fino a che incontriamo una traversa dal nome Via delle Fontane. Ecco, era "lei" che stavamo cercando... la imbocchiamo.

"...Via del Campo c'è una puttana gli occhi grandi color di foglia 
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano
 e ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano..."

(Via del Campo, Fabrizio De Andrè, 1967)

Appena iniziata Via delle Fontane (qui si trovavano numerose fontane pubbliche alimentate dall'acquedotto), sulla destra attira la nostra attenzione un'antica porta chiamata Porta di Santa Fede (dal nome di una vecchia chiesa che oggi è integrata nell'edificio che ospita degli uffici comunali) o Porta dei Vacca (dal nome di un'importante famiglia genovese) e che faceva parte delle antiche mura di recinzione risalenti al primo ventennio del 1300. Oltre questa porta inizia (o finisce dipende dai punti di vista) Via del Campo, proprio quella raccontata da Fabrizio De Andrè nell'omonima canzone.

Famosa per essere una zona losca della città, oggi ci si può tranquillamente camminare con la propria reflex appesa al collo senza correre alcun pericolo.
 A metà di questo caruggio si trova Via del Campo 29 Rosso, un museo dedicato ai grandi cantautori genovesi. Fino al 2010 l'insegna sulla porta diceva "Musica Gianni Tassio" ed indicava un negozio di dischi e strumenti musicali gestito dal signor Gianni Tassio, amico di Fabrizio de Andrè che era cliente di questo negozietto. Alla morte del cantautore la famiglia mise all'asta Esteve (la sua chitarra), che grazie ad un colletta venne acquistata proprio dal signor Gianni per 168.500.000 lire; lui la espose in vetrina, mentre con la somma ricavata Emergency costruì in Sierra Leone un ospedale intitolato al cantante e con una corsia chiamata Via del Campo. Nel 2004, alla morte del signor Tassio, l'attività passò in mano alla moglie e nel 2012, due anni dopo la chiusura, il Comune di Genova decise di comprarlo e trasformato in un museo gratuito.

Alla fine della strada, nella vicina Via Lomellini ha sede la casa natale di Giuseppe Mazzini.

Invece dall'altro lato di Via delle Fontane inizia (o finisce) l'altra importante e nota strada del peccato genovese: Via di Pré. "Pré" sta per "praedia" (ossia poderi) perché qui nei primi anni del del 1100 c'erano solo campi.

Noi diamo una veloce occhiata in giro e proseguiamo fino a quando Via delle Fontane sfocia in Piazza della Nunziata.

"... ma se ghe penso alloa mi veddo o ma, veddo i mae monti e a ciassa da Nunsia..."
"...ma se ci penso allora io vede il mare, vedo i miei monti e la Piazza della Nunziata..."

(Ma se ghe penso, Mario Cappello, 1925)

La piazza prende il nome dalla Basilica della Santissima Annunziata del Vastasto che nel 1700 venne definita dal filosofo Montesquieu come la più bella chiesa di Genova. Entriamo a dare un'occhiata.

Molto bella questa basilica che sorge dove nel 1200 si trovava la piccola Chiesa di Santa Maria del Prato gestita dai frati umiliati e che venne enormemente danneggiata dai bombardamenti della II guerra mondiale.

Proprio di fronte, dall'altra parte della rotonda si trova uno dei Palazzo dei Rolli oggi di proprietà dell'Università di Genova (mannaggia a me che non l'ho fotografato!!!).
I Rolli sono dei signorili palazzi di proprietà di importanti famiglie genovesi, che durante gli anni della Repubblica (che iniziò dall'anno 1000 per poi finire con la conquista di Napoleone nel 1805) ambivano ad ospitare (tramite sorteggio) personalità importanti in viaggio a Genova.
Quello in questione è Palazzo Belimbau che accolse tra gli altri Papa Pio VII durante la sua prigionia per mano di Napoleone.

 Da Piazza dell'Annunziata parte (o finisce) Via Balbi che ospita altri importanti palazzi dei Rolli: il primo che incontriamo è Palazzo Durazzo - Pallavicini che si trova sulla sinistra della foto, di fronte ci sono prima Palazzo Giò Francesco Balbi e poi Palazzo Balbi - Senarega che oggi è sede dei dipartimenti delle facoltà umanistiche dell'Università di Genova. Ancora a fianco (non si vede nella foto) c'è Palazzo Francesco Maria Balbi Piovera oggi sede della Facoltà di Lettere.

Di fronte a quest'ultimo la ex Chiesa dei Santi Girolamo e Francesco Saverio e che oggi ospita una parte della biblioteca studentesca dell'Università degli Studi di Genova.

Attraversiamo di nuovo la strada e ci troviamo davanti all'ingresso di Palazzo Reale. Vale una visita specie se capitate qui la prima domenica del mese perché fa parte dell'iniziativa #domenicalmuseo, quindi è gratis...!

Ci godiamo con calma ogni sala del Palazzo Reale, poi torniamo nel tiepido sole di questa domenica di metà inverno e torniamo indietro. Noi scegliamo di evitare i caruggi e ritorniamo su Via Gramsci così attraversiamo i portici di Sottoripa, i più vecchi portici pubblici di tutta Italia risalenti alla prima metà del 1100.

Camminiamo dentro a questa strada affascinante, piena di botteghe e negozietti che smerciamo cose e sapori di ogni genere, annusiamo il suo odore che sa di antico, di una volta, di vissuto e di mondo fino a quando non incontriamo Via San Lorenzo.

Proseguiamo per questa strada che sembra così larga rispetto alle altre qui intorno e arriviamo di fronte all'edificio religioso più importante di Genova.
La Cattedrale di San Lorenzo risale al 1118 e la leggenda che si porta dietro racconta di una sosta qui da parte di San Lorenzo e di Papa Sisto II durante un viaggio che li avrebbe portati in Spagna. Si dice che qualche anno dopo, quando questi due martiri vennero uccisi in questo punto di Genova, dove la coppia era stata ospitata durante la notte sorse improvvisamente una cappella. I dati reali arrivati fino a noi dicono che  in questa zona in epoca romana si trovasse un cimitero.

La torre sulla sinistra è incompleta per la morte improvvisa dell'architetto.

Eccomi vicino ai uno dei due leoni stilofori (stiloforo significa che serve per sostenere una colonna...) che risalgono alla prima metà del 1800.

Mi sarebbe piaciuto rivedere dentro la cattedrale, perché saranno passati almeno 15 anni dall'ultima volta che ci sono entrata, ma purtroppo era chiusa...!!!

Quindi proseguiamo affiancando questa grande chiesa a strisce e arriviamo in Piazza Giacomo Matteotti. Qui la star assoluta è il Palazzo Ducale uno splendido edificio risalente al 1200 e che è stata la dimora dei dogi della Repubblica di Genova; oggi ospita delle importanti mostre d'arte (fino alla fine di febbraio c'è quella dedicata a Frida Khalo, qualche tempo fa c'era quella di Munch), mentre nel 2001 ha accolto i capi di stato riuniti a Genova per il G8.

Sulla stessa piazza del Palazzo Ducale si torva la Chiesa del Gesù e dei Santi Ambrogio e Andrea. Il nome rievoca Milano, infatti venne costruita nel 569 quando alcuni membri del clero milanese vennero messi in fuga dai longobardi. A differenza della vicina cattedrale era aperta e così siamo entrati...

E mentre facevamo un giro all'interno, il sacerdote ha cacciato una turista cinese che si era comodamente seduta su una panca a mangiarsi un panino...

Usciamo e proseguiamo per la nostra strada, ma prima ci giriamo un secondo e scorgiamo la torre della cattedrale...

Pochi passi e siamo nel centro di Genova: Piazza De Ferrari. Raffaele De Ferrari è un genovese DOC vissuto nel 1800 che nel corso della sua vita è stato senatore del Regno di Sardegna, Duca di Galliera e Principe di Lucedio. A lui è dedicata questa bellissima piazza che al centro ospita dal 1936 una gigantesca fontana in bronzo.

Tra i palazzi che circondano questo angolo di Genova il Palazzo della Nuova Borsa (foto qui sopra) costruito nel primo decennio del 1900 e che oggi ospita mostre ed eventi.

Sempre sulla piazza si affaccia uno dei più noti teatri italiani: il Teatro Carlo Felice, distrutto durante i bombardamenti delle Seconda guerra mondiale e ricostruito solo nel 1991. La statua che si trova davanti all'ingresso rappresenta Giuseppe Garibaldi e risale al 1893.

 E sempre da Piazza De Ferrari partono i portici di Via XX Settembre.

A volte mi piace perdermi tra le tante vetrine di questo chilometro di strada, ma oggi preferiamo perderci tra i caruggi, così svoltiamo a destra verso Via Francesco Petrarca.

Non può passare inosservata la vecchia Porta  Soprana (perché rialzata rialzata rispetto al resto della città) o Porta di Sant'Andrea (dal nome del colle che si trovava qui fino all'inizio del 1900).

 Era una delle porte d'ingresso della città e seppur esistesse già nell'800, l'aspetto attuale risale al 1155.

E' possibile salire sulle sue torri.

La oltrepassiamo e andiamo verso una scalinata di pietra immersa tra gli ulivi...

Scorgiamo da lontano il Chiostro di Sant'Andrea, che proprio due giorni fa avevo visto in tv durante un servizio sulla città.
 E' ciò che rimane del convento di Sant'Andrea che è stato qui dal 1100 al 1904, quando venne spianato il colle di Sant'Andrea.
 E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni
(frase attribuita a Cristoforo Colombo)

E proprio oltre questo chiostro si trova la casa che molto probabilmente ha visto i primi respiri di uno degli italiani più famosi al mondo: Cristoforo Colombo. Dico probabilmente perché i primi anni di vita di questo esploratore sono ancora incerti.

L'edificio attuale è stato modificato rispetto alla sua struttura originale quando vennero demoliti gli edifici intorno durante i lavori di spiano del 1900.

Oggi ospita un museo comunale.


Per oggi decidiamo che va bene così e torniamo verso il porto percorrendo i caruggi a caso... 
...dove spesso il sole sparisce...
 ...così tanto da far venire i brividi (se di freddo o di paura ancora devo capirlo)...
    Chiesa di Sant'Agostino.
    ...mentre a volte gli spazi si aprono per far posto a piccoli luoghi di culto...


    ... altre per dar sfogo al mare...

    ... meravigliosamente bella... Genova!


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